I problemi della cultura italiana nel 1860 11-5-2009 (Josiane)

 

Una breve riflessione

 1° aspetto:

Il Risorgimento è il periodo che va dal 1830 circa a 1860 (o 1870, data della proclamazione di Roma capitale d´Italia) e comprende tre guerre di independenza. Uno dei problemi da considerare era, sul ppiano della cultura e della letteratura, l´assenza di un pubblico italiano, al quale mancava sostanzialmente una tradizione. Nella cultura italiana non c´è stata una tradizione del roma\nzo, come in quella francese, inglese o tedesca.

2° aspetto: Manca uma lingua unitaria. In Italia, un paese all´epoca dell´unificazione di circa 26 milioni d’abitanti, ci sono 14 famiglie di dialetti e circa 15 lingue straniere. Per questo motivo, Alessandro Manzoni, autore Del primo romanzo storico (I promessi sposui – Os Noivos), diventerà famoso e il suo romanzo diventerà una specie di Bibbia della tradizione italiana e verrà adottato nelle scuole italiane come modello di lingua. D´altra parte, circa 30 anni dopo, Giovanni Verga, siciliano trapiantato in Lombardia e capo di un movimento letterario importante – il verismo, che è apparentato al natuiralismo francese – scrive I Malavoglia, un testo sulla vita e i drammi dei pescatori siciliani che, rispetto a Manzoni, inaugura un nuovo stile, con un italiano regionale, cioè lingua italiana (popolare) con elementi del dialetto siciiliano. Manzoni ha scritto il suo romanzo su soggetto storico e popolare con un elemento fortemente religioso e un elemento diella sua visione progressiosta socialmente. Manzoni era lombardo (dalla Lombardia) e “traduce” (cioè aggiorna, trasporta) il suo romanzo, dopo un a prima edizione (del 1827) in italiano lombardo, in dialetto fiorentino (lui stesso parla di aver “risciacquato i panni in Arno”, per l´edizione del 1842, cioè aver aggiornato in Arno, che è il fiume di Firenze, il testo del suo libro). In realtà, Manzoni fa una scelta radicale, considerando che la nuova lingua valida per tuttra la penisola, nonpoteva essere “inventata”, ma doveva essere scleta fra le lingue effettivamente parlate.  La scelta di Manzoni è radicale e rappresenta una scelta teorica importante. Si contrappone alla sua scelta Graziadio Ascoli, un linguista, che sosteneva la necessità di preservare l´imporanza dei dialtti e di dare l´appoggio a soluzione graduali, con il concorso delle diverse fonti della cultura italiana.

Le due scelte, quindi, che si contrapponevano erano: una lingua effettivamente parlata (il fiorentino, perché aveva una tradizione nobile, con il Trecento, Dante, Petrarca e Boccaccio) oppure un crogiuolo di diversi dialetti e contributi .In questo modo la prima soluzione era  autoritaria  e la seconda impossibile.

In quel período si è verificata una emigrazione disastrosa di circa un terzo della popolazione italiana: milioni di cittadini (contadini, prima dal Nord e poi, sopratutto, dal Sud) sono andati a cercare fortuna abbandonando per sempre le loro radici e il loro Paese) in “America” (Stati Uniti, Argentina e Brasile), a partire dal 1875, epoca di una crisi agraria ed economica in Italia. Gli italiani venuti in Brasile (circa 4 miliomni, oggi circa 20 milioni di discendenti) non avevano un  legame forte con la nuova Patria, Al contrario della cultura tedesca, la cui coscienza con la cultura e la madrepatria era fortissima, a partire dal modello luterano della língua ( Martin Lutero). Anche altri altri gruppi etnici avevano una omogeneità maggiore. La soluzione linguistica di Verga si oppone a quella di Manzoni.

 “Libertà” racconto (breve) di Giovanni Verga. Una rivolta contadina a Bronte in Sicilia (1860). Si tratta (implicitamente) di una critica alla visione di un Garibaldi eroe popolare e il racconto riporta fedelmente un fatto storico successo (il massimo del realismo in questa visione verista dello scrittore siciliano). I contadini si aspettavano una reforma agraria e, nella loro rivolta in condizioni disperate hanno massacrato molti  nobili del  paese (chiamati nel racconto  cappelli, dalle lunghe tube – cartolas che portavano i nobili o gentiluomini). Garibaldi manda il generale Nino Bixio a reprimere col sangue la rivolta e trucidare i ribbelli. Questo era il segno che l´unificazione italiana non sarebbe stata progressista. La “rivoluzione mancata” o questione meridionale, di cui parla Antonio Gramsci.

 La prefazione a  “I Malavoglia” di G. Verga. Il testo é un romanzo sui pescatori ( da p. 132 a p. 137) dei libro di Balboni c’è una presentazione del “Verismo” che ha  come obiettivo la ricerca e rappresentazione della verità. Si tratta, obiettivamente, di una risposta contro l’Italia ufficiale e contro la sua lingua. Verga usa un italiano regionale (quando esistono ter livelli:  italiano standard, italiano regionale e  dialetto. Verga hà iniziato uma nuova tradizione italiana.